Page 36 - Maggio | Giugno 2020 , I'M Magazine
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suoi romanzi?
            La polifonia. Il fatto di seguire la vita di ogni per-
            sonaggio, anche il più piccolo, anche il più nega-
            tivo.
            Da  cosa  è  alimentata  la  fantasia  di  uno
            scrittore?
            Dalla vita. La mia città, lo dico sempre, racconta
            continuamente storie a chi la voglia ascoltare.
            Solo se sei analfabeta puoi evitare di raccontare
            a tua volta, e in questo caso puoi sempre diven-
            tare un neomelodico.

            Da napoletano è scaramantico?
            Non è vero ma ci credo.

            Si dice che dietro il successo di un uomo ci
            sia sempre una donna. Qual è il ruolo di sua
            moglie nel suo lavoro?
            Fondamentale. Sia per la rilettura, sia per i rap-
            porti con gli editori. Lei non entra nel merito
            della storia, ovviamente: qualche volta gliela rac-
            conto prima di mettermi a scrivere, altre volte
            preferisco sorprenderla. Ma a tutto il resto pensa
            lei. Questo per quanto riguarda i libri. Quanto
            alla vita, lei è la persona più razionale che abbia
            mai conosciuto: ideale per bilanciare l’esistenza
            di un uomo soggetto a picchi di euforia e angosce
            profonde. Come mi dicono succeda spesso agli ar-
            tisti!

            Cosa pensa dei libri “scritti” dagli influen-
            cer,  editi  da  importanti  case  editrici?  Li
            condanna o li tollera?
            Sono convinto che chiunque porti gente in libre-
            ria,  qualunque  cosa  scriva,  merita  la  ricono-
            scenza del genere umano. Quindi ben vengano gli
            influencer, anche se non li conosco né li leggo.

            Cosa ci vuole oggigiorno per fare lo scrit-
            tore?
            Una sola cosa: avere una storia. E naturalmente
            aver molto letto.
            Come è cambiato il modo di scrivere nel
            corso degli anni?
            Non credo sia cambiato. I social ci mettono in
            contatto con i lettori, ma credo che il modo peg-
            giore di approcciarsi alla scrittura sia dare peso
            a quello che la gente vuole leggere.                             A Napoli il caffè si

            Il simbolo del caffè ricorre spesso nei suoi                prende, non si beve. È un
            libri. Cosa rappresenta per lei?              “
            A Napoli il caffè si prende, non si beve. È un rito,        rito, non una bevanda. Io
            non una bevanda. Io lo adoro: mi sembra di non
            potermi  svegliare  senza,  eppure  mi  capita  di  lo adoro: mi sembra di non potermi
            berne alle due di notte e di addormentarmi subito
            dopo. Mi piace il gesto ma soprattutto l’odore.  svegliare senza, eppure mi capita di
            La passione sembra essere scemata nei gio-          berne alle due di notte e di
            vani. Qual è la causa? Ed il rimedio?
       36   Sono finite le passioni collettive. Forse la sola che  addormentarmi subito dopo. Mi
            è rimasta è quella per il calcio. Gran parte della
                                                          piace il gesto ma soprattutto l’odore.

            i’M  MAGGIO-GIUGNO 2020
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