Page 48 - Gennaio | Febbraio 2023 , I'M Magazine
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film per prendere ispirazione, per “rubare”. Lo faccio
per ogni personaggio. Per Ciro avevo visto molte volte
l’interpretazione del macellaio di Daniel Dey-Lewis
in “Gangs of New York”, che è il più cattivo in asso- “
luto.
Come è stato il rapporto tra gli attori, tanti gio- Sono entrato nel carcere di Nisida,
vani messi insieme?
Sul set ci ha aiutato una sinergia magica grazie al re- ho osservato i ragazzi e ho notato
gista Carmine Elia. Noi ragazzi vivevamo insieme in
modo familiare. Il regista ci ha subito chiarito che la che non vivono nel comfort.
nostra “operazione” doveva essere lontana da “Go-
morra”. L’obiettivo era raccontare che quello che Per entrare nell’ottica di uno che
fanno gli adulti ricade sui ragazzi, il vuoto che lo dorme male ho dormito per tre mesi
Stato lascia in queste persone, vuoto che viene col-
mato dalla malavita. su un divano per provare il disagio
Che rapporto hai con Carmine Elia il regista? che provano loro. Già dopo poche
Per farti capire chi è ti dico la prima frase che mi
disse per spiegarmi Ciro: “Il tuo personaggio è la notti insonni e scomode, ho iniziato
“Guerra di Piero” di De Andrè. Mi sentii disorientato,
ma era un seme lasciato dentro di me. Quando poi ho ad essere irritabile, nervoso,
girato la scena in cui ho ammazzato il mio migliore
amico, ho capito cosa intendesse. Lui è un genio. a rispondere male a mia madre,
Com’è stato passare da Ciro a Lorenzo di “So- ad avere le borse sotto agli occhi.
pravvissuti”?
Passare a “Sopravvissuti” è stata una tragedia! Ho
finito “Mare Fuori” e mi son trovato a dover fare un “
personaggio di dieci anni più grande di me. Per for-
tuna c’è stata la pausa del lockdown, quindi ho avuto
cinque mesi per lavorare sul personaggio. La prima
cosa che ho fatto è stato ricercare un’estetica coerente
con l’età, quindi ho mangiato, mi sono allenato, mi
sono fatto crescere barba e capelli. È stato un lavoro
tutto di immaginazione, mi sono soffermato soprat-
tutto sulla pesantezza di un uomo sofferto, vissuto,
ma non comune, come Lorenzo. Ho affrontato il suo
senso di responsabilità e di rivalsa verso la vita. La
tempesta è reale ma anche metaforica perché corri-
sponde a una tempesta interiore, di chi vuole dimo-
strare al mondo ed al fratello che lui è tornato cam-
biato e più responsabile. È stato un lavoro terapeu-
tico perché mi ha messo al cospetto di tante domande
che non possono avere una risposta se non si vivono
determinate situazioni.
E poi è arrivato “Diabolik”…
Quella è stata un’esperienza diversa dalle altre, in
cui mi era concesso di “recitare” trattandosi di un fu-
metto e di un personaggio più over acting.
Dopo tanta compenetrazione, come fai ad
uscire da un personaggio?
Per evitare di diventare pazzo cerco sempre di libe-
rarmene subito, di non pensarci, di cambiare look, ma
sicuramente quando ho finito “Sopravvissuti”, mi è
rimasta addosso una maturità ed una pesantezza che
prima non avevo. Me ne sono liberato solo ora perché
sto interpretando un ragazzino di 18 anni, Nicola, in
“Noi siamo leggenda”. Ho dovuto fare in tre mesi un
48 lavoro di grande preparazione fisica, con dieta ferrea,
allenamenti, taglio di capelli: non è stato facile perché
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