Page 50 - Settembre - Ottobre 2018 | I'M Magazine
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in cui i malati scalciano come bestie.                          “
            Quella di Van Gogh era una lucida follia. Quanto
            era vera, e quanto invece condizionata dei ca-
            noni dell’epoca?                                     Van Gogh a me ha dato
            Beh, in realtà è lo stesso Van Gogh che si auto reclude
            perché ritiene che il manicomio sia l’unico luogo che  la possibilità di capire
            possa concedergli una tregua dalle sue allucinazioni e  quanto sia necessario a
            dal suo modo violento di interpretare la vita. Diceva
            “rischio la mia vita dipingendo”, perché per lui non  un certo punto diventare
            c’era nulla al di fuori dell’arte, da cui era ossessionato.
            “Io non vivo più per me stesso”, affermava.               adulti. Arriva un

            Come si snoda lo spettacolo?                        momento nella vita in cui
            Lo spettacolo è una specie di thriller psicologico nella
            mente di Van Gogh, perché non si sa se tutto ciò che  all’uomo è impedito di
            lui vede e che noi vediamo da spettatori, è reale, oppure
            è frutto delle sue allucinazioni. Sostanzialmente è uno  scherzare, ed in quel
            spettacolo attraverso il quale lo spettatore viene por-
            tato in un processo creativo, dove inizialmente è tutto  momento l’artista rischia
            bianco e privo di vita, ma poi intervengono una serie
            di fattori ed eventi, per cui questo bianco si riempie di  di perdere la sua
            elementi.
            Come si è preparato ad un ruolo così complesso?
            Ho studiato moltissimo, ho letto il materiale che lo ri-  ha sentito questo rischio
            guarda, tra cui le lettere importantissime scritte da lui,
            che sono un documento fondamentale. Poi ho avuto la      come schiacciante.
            fortuna di essere diretto da un regista che ha amato il
            testo come lo ho amato io, per cui mi ha portato dentro  creatività. Van Gogh “
            al personaggio.

            Non solo Van Gogh, ma tanti altri personaggi im-
            pegnativi come Amleto, Don Giovanni, Cyrano…
            Cosa rappresentano per un attore?
            Personaggi del genere determinano una scelta di ap-
            partenenza, nel senso che appartiene a te anche nei
            suoi lati oscuri. Van Gogh a me ha dato la possibilità
            di capire quanto sia necessario a un certo punto diven-
            tare adulti. Arriva un momento nella vita in cui al-
            l’uomo è impedito di scherzare, ed in quel momento
            l’artista rischia di perdere la sua creatività. Van Gogh
            ha sentito questo rischio come schiacciante.
            Questa scoperta vale anche nella sua vita perso-
            nale?
            Si, certo. Diventare adulti è un passaggio che ti per-
            mette di entrare in un altro tipo di vita. La tua perso-
            nalità la dedichi ad altre prospettive, ad altre esigenze.
            Questo giro di boa per me è sempre molto labile. Ho
            sempre scelto nella vita: ho scelto quando ho cambiato
            lavoro, quando ho scelto di avere un figlio, poi una fi-
            glia, quando ho scelto di stargli accanto nonostante le
            separazioni, quando ho scelto di essere credente. Non
            sono uno da limbo. Ognuno di noi ha la sua croce, ma
            attraverso l’incontro con Van Gogh ho capito che anche
            essere adulti può diventare una scelta. Essere cioè ar-
            tefici del proprio destino. Essere adulti ti fa vedere le
            cose per quello che sono. Senza filtri. Questo cambia le
            cose e puoi restarci molto male.
       50   Quale crede sia la follia dei nostri giorni?
            La follia dei nostri giorni è la consapevolezza delle cose,


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