Nei panni (ridotti) della spogliarellista francese Greta Fournier, sexy stella fissa della soap “Un posto al sole”, Cristina D’Alberto dice di starci proprio bene. Ma sia chiaro, niente in comune tra di noi. Lei è ambigua, fredda, senza scrupoli. Io sono semplice, lineare, pulita. Non ho lati oscuri – precisa -.
Davvero? È la prima volta che incontro una persona senza ombre Le avrò anch’io, ma non le ho ancora scoperte. Paure? Quelle non mancano mai Quando ero piccola avevo crisi di abbandono, temevo di tornare a casa e non trovare più mia madre. Oggi, paura di affrontare la vita da sola. Sento il bisogno di essere accompagnata. Basta un amico-amica del cuore o ci vuole un fidanzato? Per fortuna c’è già, sono stata fortunata a trovare tutto in una persona sola. Gianfranco è intelligente, allegro, comprensivo, ironico. Granfranco, che fa Russo di cognome, attore anche lui, ha appena finito di girare un film indipendente a Los Angeles. Lavora più negli Usa che in Italia. Come mai? Perché da noi la parola meritocrazia non vale quasi niente. Negli Stati Uniti c’è più serenità professionale e una carica energetica tutta diversa. In Italia siamo messi così male? Se penso agli anni d’oro della commedia all’italiana, quegli anni Sessanta e Settanta che non ho vissuto, vedo un panorama desolante. Avevamo un succulento panino, ci è rimasta la carta sporca e solo qualche briciola. … E i cinepanettoni? Non parliamone male, però è davvero poco per una industria cinematografica che ha talenti incredibili e una fantasia unica al mondo. Pensi ai film di Alberto Sordi. In un’ora e mezza eravamo capaci di raccontare il nostro paese attraverso una storia singola. Oggi al massimo si gira qualche pellicola sul disagio sociale. Film preferito?
Nominato Sordi non posso che scegliere “Il marchese del Grillo”. Pari merito per “Tutto su mia madre” di Almodòvar. Ma tutto il cinema di Almodòvar è meraviglioso. Metta che la chiami per un provino? Magari. Correrei. Evidentemente, anche nelle scelte Cristina fa sentire la sua origine spagnola. Papà veneto, madre (amatissima) di Barcellona. Perciò anche in carriera ha voluto mantenere il secondo cognome, Rocaspana. Lei dice di sentire ancora gli odori di Barcellona. Ce la descriva, come un sommelier Odore di festa, retrogusto frizzante. Persiste al naso un lieve sentore di gomma bruciata, come quello degli autoscontri nelle giostre. Ci andavo sempre da piccola. Indossatrice, ballerina di “Carràmba”, protagonista di spot pubblicitari famosi (Mon Cheri, Coca Cola, Glen Grant, Peroni), tre soap (“Incantesimo”, “Vivere” e oggi “Un posto al sole”), più alcuni “Carabinieri” e “Distretti di polizia”, Cristina D’Alberto ha girato un solo film (“Bello, importante e mai uscito nelle sale”), “Promessa d’amore” di Ugo Fabrizio Giordani (2004), e desidera, tenacemente, essere solo ed esclusivamente un’attrice. Perché vuole recitare? Perché recitare è terapeutico. Essere un altro aiuta a comprendere se stessi. Quando sono arrivata a farlo, dopo un percorso legato alla moda, alla pubblicità e alla tv, ho capito di aver trovato il mio mondo. Mi sono rasserenata, ero finalmente a mio agio. Così ho cercato di studiare privatamente, poi due anni presso una scuola di recitazione a Roma. Tornando a Greta… Siamo diverse. Io presto il mio corpo, l’anima è la sua. Ma appunto per questo ti accorgi come è importante riuscire a cogliere alcune sfumature di lei, ad esempio scoprire in te la capacità di esprimere col personaggio una sensualità che non credevi di possedere. Che cosa ha provato entrando nella grande famiglia di “Un posto al sole”?